Intervista a Edoardo Varotto sul blog corsifotografia

Riportiamo qui di seguito l’intervista che il blog ww.corsifotografia.pro ha pubblicato sul nostro docente di fotografia Edoardo Varotto. Leggiamola insieme!

 

Ciao Edoardo! Parlaci di te: chi sei? Di cosa ti occupi?

Sono un sognatore ad occhi aperti, ma anche ad occhi chiusi. Attraverso le foto che scatto alle persone, racconto un po’ di me stesso.

Come hai scoperto la fotografia?

In casa mia sono sempre girate macchine fotografiche fin da quando ero molto piccolo. Mio padre era un appassionato aveva varie macchine fotografiche e ben presto mi trasmise la passione. Ricordo i primi esperimenti che facevo con le polaroid, già dai tempi delle scuole elementari. Dall’ età della prima comunione giravo con una compattina 35 mm sempre legata alla cintura, con cui immortalavo gli amici e i compagni di classe. Ricordo che facevo circa un rullino da 36 pose alla settimana.

Come hai iniziato? Da autodidatta oppure frequentando dei corsi?

A 18 anni ho ricevuto la mia prima macchina fotografica professionale: una grandissima emozione averla tra le mani: era una Nikon 801. Anche se a dire la verità bruciai quasi tutte le foto dei primi cinque rullini che scattai (a causa di errata impostazione della compensazione dell’ immagine). Passai comunque un’estate bellissima in montagna a Lavarone leggendo manuali e riviste di fotografia e cercando di metter in pratica quello che leggevo. Nel frattempo mio padre si ammalò a causa di un ictus e il suo migliore amico, Enzo, mi fu molto molto vicino e per cercare di consolarmi e distrarmi un po’ mi prestò la sua attrezzatura da camera oscura per sviluppare in bianco e nero, iniziandomi al magico mondo dello sviluppo e della stampa. Dentro la camera oscura tra le vaschette e le bottiglie degli acidi mi sembrava di essere un piccolo alchimista. Niente è più magico ed emozionante di vedere per la prima volta un’immagine che comincia a prendere forma su di un foglio di carta fotografica, dentro la vaschetta dello sviluppo.

Hai un tuo genere fotografico preferito?

Ben presto ho capito che la cosa che mi piaceva fotografare di più erano le persone. C’è sempre un mondo da scoprire e nulla è mai scontato. Quando fotografi una persona le chiedi di mettere a nudo un aspetto della personalità o del carattere o del proprio essere. Non è banale che una persona si senta pronta ad aprirsi e a mostrare qualcosa di così personale ed intimo. Anzi di solito ci sono due atteggiamenti di difesa: c’ è chi dichiara di non essere fotogenico e cerca di evitare a priori di essere fotografato, e c’ è, poi, un secondo atteggiamento, solo apparentemente più aperto, di chi si concede all’ obiettivo, ma in realtà si nasconde difronte ad un maschera, facendo delle pose o delle espressioni collaudate. In entrambi i casi e sempre interessane cercare di scoprire cosa si nasconde dietro la maschera. Sia per il fotografo, che per chi viene fotografato.

Ed uno che proprio non riesci ad apprezzare?

La fotografia di paesaggio.

Non è che proprio non riesca ad apprezzare il genere, ma spesso è un tipo di fotografia che, secondo me, cade un po’ nel banale, limitandosi ad avere una funzione solamente descrittiva.

Mi infastidisce che possa suggerire l’ idea che la “fotografia” sia una rappresentazione oggettiva della realtà. Per me la fotografia e proprio l’ opposto dell’ oggettività: è un punto di vista parziale, personale, ideologico a volte perfino retorico, ma sempre individuale e personalissimo.

Come fotografo professionista ti ispiri a qualcuno? Hai un punto di riferimento?

Il fotografo che più mi ha affascinato, e che ha fatto nascere in me la voglia di fare della mia passione anche una professione è stato Helmut Newton.

Quello che amo dei suoi scatti e il fatto di essere senza tempo, essenziali e di riuscire a colpire nel profondo chi li guarda. I suoi scatti non possono lasciare indifferenti, magari possono scandalizzare o creare sentimenti di sdegno, ma mai lasciano indifferenti. Oggi in un mondo dove siamo iper esposti o per meglio dire bombardati da un miriade di immagini di ogni tipo, riuscire a creare un qualcosa che fermi il tempo per un attimo e catturi l’ attenzione di chi guarda è veramente difficilissimo: le foto di Newton, ieri come oggi, ancora ci riescono.

Di solito fotografi con un proposito in mente, o ti lasci trasportare maggiormente dalle opportunità che sorgono?

Parto sempre da un progetto. Questo mi permette di capire, a foto fatte, se sono riuscito a raggiungere quello che mi ero proposto di fare. Se non partissi con un proposito, su cosa potrei valutare il mio lavoro? Logicamente è impensabile che tutto vada, sempre, così come avevamo preventivato e spesso succede che quando mi trovo a scattare debba cambiare i piani in corsa e correggere il tiro ritarandomi sulla nuova situazione che si è presentata.

Hai mai partecipato a mostre o contest?

Da ragazzo avevo cominciato a frequentare un fotoclub. Mi chiesero di dare una mano alla giuria durante la selezione di un concorso cittadino: in pratica dovevo tirare fuori le stampe da uno scatolone sottoporle ai giudici e riporle in un secondo scatolone. Sta di fatto che rimasi talmente deluso dai metodi di selezione della giuria, che da quella volta mi passò ogni desiderio di partecipare a qualsiasi concorso.

Cosa non manca mai nella tua borsa di fotografo?

Il 50mm.

Fra tutti i tuoi scatti ce n’è qualcuno a cui tieni particolarmente? Se sì, parlacene.

C’è uno scatto a cui sono particolarmente legato e che sento molto mio, che è stato scelto per esser pubblicato su Photo-Vogue. Di solito dietro uno scatto di moda c’ è sempre un équipe: uno stylist, un make-up artist, magari addirittura un direttore artistico. Spesso il fotografo si prende il merito del lavoro finito, ma si tratta comunque del lavoro di squadra. La bravura non sta quindi tanto nel fare click sul pulsante di scatto, ma nel mettere assieme il giusto team, ben affiatato. In questo caso, invece, la storia di questo scatto comincia in un mercatino di provincia dove ho comprato un buffo cappello fatto a mano da una giovane artigiana veneta, passando per un paio di scarpe comprate in una boutique di Londra e concludendosi difronte ad una vetrina di Padova dove ho chiesto al gestore in prestito un abito dal taglio molto inconsueto. Ho messo assieme tutti gli “ingredienti”, aggiungendo Martina, una bella modella, e ispirandomi ad una installazione che avevo visto anni prima alla biennale intitolata “las chica que non conocemos”.

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Hai avuto collaborazioni con altri fotografi? Come ti sei trovato?

Ho fatto vari corsi nella mia città partendo dal base, poi al ritratto e infine workshop con modelle. Ma è stato grazie alla collaborazione con lo studio Buzzanca che ho imparato veramente la professione e a dominare la luce.

Canon, Nikon o altro?

Come accennavo ho cominciato a pellicola con Nikon, anni dopo in digitale con Canon e in mezzo ho usato anche Fuji. La macchina fotografica è solo un mezzo quello che conta è chi la usa.

Ti senti arrivato al tuo massimo nella tua passione o ci sono ancora degli obiettivi da raggiungere?

Ogni giorno continuo ad imparare qualcosa di nuovo e provo a metterlo dentro alle mie fotografie.

Quali sono le altre tue passioni e i tuoi hobbies?

Non potrei vivere senza il cinema e la cioccolata fondente. Ma mi interessano anche tante altre cose: la pittura, il cinema, la moda, il fotoritocco, il make-up, ma sopratutto le persone.

Scatto e postproduzione. Sono due parti imprescindibili della fotografia? Quale delle due ha il maggior peso nella riuscita di uno scatto?

A mio avviso la postproduzione serve a dare quel qualcosa in più, apprendere uno scatto che vale 8 e farlo diventare un 10.

Come reagisci alle critiche? Ti è mai capitato di riceverne?

Sono molto permaloso. Quindi non reagisco molto bene alle critiche, specie perché prima di pubblicare qualcosa ci penso più e più volte. Se un lavoro non mi convince son il primo a censurarlo. Fortunatamente ricevo più apprezzamenti che critiche negative.

Cosa significa essere fotografo?

Credo che un “fotografo”, per potersi dire tale, debba avere un background di cultura fotografica.

Questo permette, ad esempio ad un fotografo di reportage, di poter riconoscere una situazione fotograficamente rilevante un’ attimo prima che avvenga. O permette ad un fotografo di moda di immaginare nella sua mente il set che andrà a pianificare e realizzare. Il segreto in ogni caso è la previsualizzazione nella propria mente di quello che sarà poi lo scatto.

Cosa pensi di chi si sente fotografo perchè possiede una reflex?

La fotografia è forse la più democratica di tutte le arti. Nel senso che è probabilmente la forma d’ arte più diffusa e facilmente accessibile. Ogni persona come dicevo mette qualcosa di molto personale e caratterizzante nelle proprie fotografie, e che si tratti di un professionista o di un neofita questo aspetto rende spesso gli scatti unici ed interessanti.

E questo è un bene.  Io stesso mi considero un divulgatore, tenendo corsi di fotografia e workshop per fotoamatori.

Aspetti negativi dell’essere un fotografo?

La professione del fotografo in Italia è talmente svilita da non avere nemmeno un preciso inquadramento legale o giuridico. Per il fisco io sono un libero professionista. Potevo scegliere di aprire partita iva come artigiano o come ambulante… Non esiste una scuola riconosciuta di fotografia, non esiste un esame un diploma o un albo dei fotografi.

Per farla breve, fare il fotografo è visto più come un hobby che come una professione e non esiste una discriminante per dire se una persona sia o non sia un operatore professionale del settore.

Questo rende molto difficile far riconoscere la propria professionalità (se non con la qualità del proprio lavoro) e crea una grandissima confusione nel valore economico da attribuire alle proprie prestazioni.

Un consiglio che daresti a chi vuole iniziare questa professione?

E’ un po’ brutale da dire, ma consiglierei di andare a fare l’ assistente a Londra o a Los Angeles, almeno per qualche tempo.

E’ stato un piacere conoscerti! Vuoi salutare i nostri lettori?

Un saluto a tutti il lettori di Corsifotografia.pro!!

Per maggiori info vai all’intervista: http://www.corsifotografia.pro/intervista-edoardo-varotto-fotografo-professionista/