La fotografia in bianco e nero

La fotografia in bianco e nero

 

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Si dice che la fotografia in bianco e nero sta tornando alla ribalta, ma in realtà è mai passata di moda?

Alle origini la fotografia era forzatamente in B/N: parliamo di fotografia analogica, con pellicole
La fotografia nasce da un’esigenza sociale e culturale di rappresentare
il più realisticamente possibile la natura e le persone calate nella
realtà quotidiana.
Nel 1816 Isidore Niépce ottenne le prime immagini su un foglio di carta trattata con il
cloruro d’argento, ma poiché queste hanno toni invertiti ed egli non riescì a fissarle.
Altra figura fondamentale per le origini della fotografia fu Louis Jaques Mandé Daguerre.
Daguerre continuò le ricerche ed mise a punto un procedimento il cui risultato viene chiamato dagherrotipo.
Si tratta di un’immagine, non riproducibile, impressa su una lastra di metallo, sviluppata con lo iodio e successivamente fissata con sale marino.
Questa tecnica ottenne immediatamente enorme successo.

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Ma chi si avvicinò sempre di più al risultato finale fu un funzionario delle finanze che risponde al nome di Hippolyte Bayard.
Già da anni egli si dedicava all’azione chimica della luce ed in seguito alla notizia della scoperta del dagherrotipo moltiplica i suoi sforzi fino ad ottenere prima negativi di carta, poi finalmente positivi diretti su carta.

Possiamo tranquillamente affermare cher la fotografia in bianco e nero trasmette ad oggi un’unidea quasi nostalgica: ricorda non solo le vecchie fotografie, ma anche gli albori della televisione.
Ma non è solo questo: il B/N mette in risalto le forme e le varie tonalità del soggetto fotografato, conferisce all’immagine un significato diverso, che a colori potrebbe apparire meno incisivo.

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Ecco che la fotografia in b/n si presta al meglio nei ritratti.
Molte celebrità, fin dagli esordi, si fecero immortalare dai più grandi fotografi: Steve McCurry, primo fra tutti.
Annie Leibovitz: prima ottenne il riconoscimento per il suo eccellente lavoro come fotografa per la rivista Rolling Stone. Più tardi nella sua carriera divenne fotografo personale per la rivista Vanity Fair.
Lee Jeffries: la sua collezione di ritratti di senzatetto in bianco e nero è unica e sorprendente. Raffigura un barlume di speranza negli occhi dei suoi soggetti.
Irving Penn: nel 1943 divenne assistente di Alexander Liberman, art director della rivista Vogue. Nel 1948 realizzò alcuni servizi per la rivista in Perù, mentre le diverse campagne fotografiche legate al mondo della moda realizzate nel corso degli anni cinquanta gli conferirono la prima fama internazionale.
Ma questi sono solo alcuni dei più grandi fotografi mondiali che hanno imparato a utilizzare la foto in b/n, dando maggiore significato ed espressività al solggetto immortalato.

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